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Nefesh, nell’Antico Testamento significa «soffiare, esalare», viene convenzionalmente tradotto con anima. In realtà non designa l’anima nel senso comune da noi attribuito oggi a questo termine. Esso indica più precisamente il «soffio della respirazione» ed in particolare l’azione concertata di tutti quegli organi ed apparati che concorrono a questa vitale attività: gola, trachea, collo. La correlazione nefesh – collo viene codificata molto nell’arte, soprattutto nell’iconografia mariana. Generalmente la base del collo è ingrossata e mantiene poi un diametro spesso per tutta la sua lunghezza: questo sta ad indicare la pienezza dello spirito in Maria. Nel pensiero ebraico non ancora ellenizzato nefesh designava dunque l’attività vitale del respiro e quindi, in senso lato, la vita dell’individuo in quanto tale. Poteva corrispondere, in maniera più ampia e generica, all’idea di “essere vivente” o “creatura”; cioè in pratica di chi vive in quanto animato. Ecco allora che nel linguaggio veterotestamentario esalare la propria nefesh significa morire; salvarla, significa salvare la propria vita.
Max Scheler: corpo, spirito e persona
L’uomo, per Max Scheler (1875-1928), è costituito da due dimensioni essenziali: vita, intesa come impulso istitutivo del corpo animato, e spirito. Lo spirito trascende la…
Romano Guardini e il valore del corpo
Per Romano Guardini la realtà è sempre corpo e spirito, Körper und Geist. Romano Guardini e la modernità Romano Guardini è critico nei confronti della…
Odo Casel e il ruolo del corpo nel Rito
Avvalendosi del testo Phänomenologie der Religion (1933) dello storico delle religioni Gerardus van der Leeuw, Odo Casel prende in esame quegli elementi che a livello…
L’anima in Spinoza e il principio razionale dello spirito in Leibniz
Dopo Cartesio si svilupparono diverse riflessioni ad opera di vari filosofi, come Spinoza e Leibniz, che presero in considerazione anima e spirito concentrando l’attenzione sull’una…
Nefesh: il significato ebraico
Nell’Antico Testamento il sostantivo ebraico nefeš viene tradotto con anima. In realtà esso indica più precisamente il «soffio della respirazione» ed in particolare l’azione di tutti quegli organi ed apparati che concorrono a quest’attività come la gola, la trachea e il collo.
L’anima in Platone come sostanza individuale
Platone utilizza il termine psyché per indicare quella capacità che l’uomo possiede di costruire un sapere oggettivo coi soli costrutti ideali prescindendo della materia. Essa quindi non designa tanto la coscienza o la “psiche”, quanto la capacità di astrarre dal sensibile. Platone riceve le nozioni di purificazione e salvezza dalle dottrine orfiche attraverso il Pitagorismo.