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Ruah appartiene al gruppo dei vocaboli onomatopeici in quanto, nella sua pronuncia, imita il fischiare del vento. Letteralmente significa «vento», «respiro», ma, in senso più esteso, indica un qualcosa che si muove e che a sua volta ha la forza di mettere in movimento: una forza imprevedibile, la cui presenza e azione sono scaturigine di vita. Nell’uso scritturistico è spesso strumento dell’agire concreto di Dio nella storia e la sua provenienza è ben al di là dell’umano.
Originariamente in ebraico indicava senza dubbio l’aria, l’atmosfera, e il grande spazio tra la terra e il cielo, nonché quella realtà impalpabile che si manifestava talvolta con la forza devastante della tempesta, realtà da cui la vita dell’uomo dipende e che egli non è assolutamente in grado di governare. Il pensiero biblico veterotestamentario è inevitabilmente portato a legare questa realtà a Dio, creatore dell’universo.
Il ruah designa quindi esplicitamente lo Spirito di Dio che opera come forza vitale e quindi come forza creatrice, ma è anche il soffio. Esso inoltre conferisce doti particolare o ispira determinate persone; sarà soltanto in periodo post-esilico che il sostantivo indicherà anche il concetto di “Spirito Santo”. Come il soffio del vento, anche quello del respiro è una forza che solleva ed anima il corpo: esso però non indica il mero processo biologico, ma esprime la profonda dinamica del comportamento umano, cioè l’energia e la vitalità interiore dell’uomo. Il respiro è ciò che vi è di più intimo e personale, ma di questo soffio l’uomo non è padrone ― pur non potendone fare a meno ― e muore quando questo si spegne. Come il vento, ma in modo molto più immediato, il soffio del respiro umano viene da Dio e a lui fa ritorno con la morte.
Il ruah nel libro di Qoelet
Il libro di Qoèlet, o Ecclesiaste, è il ritratto biografico di un saggio lasciatoci da uno dei suoi allievi. Il maestro descritto fu colto, profondo pensatore e preoccupato di trasmettere il sapere alla gente semplice del popolo. Per lui la vita non è soltanto cosa buona ma è anche un grande dono di Dio.
Genesi: l’uomo immagine e somiglianza di Dio
La presenza di Dio sin dai primi versetti di Genesi è indicata utilizzando Rûaḥ. Si tratta di una presenza piena, in quanto Dio è spirito, è Rûaḥ. L’uomo, plasmato dalla polvere del suolo, riceve dal creatore uno specifico rûaḥ ossia un “soffio di vita”, diverso da quel “respiro vitale” che condivide con gli animali.
L’anima nel Catechismo della Chiesa Cattolica
Nel linguaggio biblico e in quello utilizzato dalla tradizione magisteriale del Catechismo , l’uomo è insieme di corporeo e spirituale. Quest’unità è spesso esemplificata dal binomio corpo-anima includendo implicitamente nel concetto di anima anche quello di spirito quale specificazione sul destino dell’essere umano all’immortalità.
Lo pneuma nella cultura greco-latina
Il sostantivo ebraico rûaḥ designa lo Spirito di Dio che opera come forza creatrice e vitale. Letteralmente significa «soffio», «esalazione» e viene usato per indicare anche l’ardore ed in generale le forze interiori. L’idea comune alle tre lingue bibliche è quindi quella del movimento dell’aria: l’uomo dipende dallo spostamento di questo fluido che può controllare solo in parte ma del quale non può fare a meno.
Anima e spirito in Marco
Il vangelo di Marco, benché non molto utilizzato, ebbe sin dalle origini un ruolo non marginale nel processo di diffusione della Parola all’interno delle comunità….
La Fisiognomica come rappresentazione dell’interiorità
La fisiognomica è un metodo per cogliere dalle forme del volto e dalle sue espressioni il carattere e le tendenze interiori dell’uomo; in particolare essa indaga come l’interiorità psicologica influisca sul corpo e sulle sue rappresentazioni.