Ruah, nella lingua ebraica, appartiene al gruppo dei vocaboli detti “onomatopeici” in quanto, nella sua pronuncia, imita il fischiare del vento. Letteralmente il significato del termine è «vento», «respiro» ma, in senso più esteso, indica un qualcosa che si muove e che a sua volta ha la forza di mettere in movimento: una forza imprevedibile, la cui presenza e azione sono scaturigine di vita. Nell’uso scritturistico è spesso strumento dell’agire concreto di Dio nella storia e la sua provenienza è ben al di là dell’umano (cfr. Es 14, 21 e Num 11, 31).
Ruah e Dio creatore
Originariamente il sostantivo Ruah in ebraico indicava senza dubbio l’aria, l’atmosfera, e il grande spazio tra la terra e il cielo, nonché quella realtà impalpabile che si manifestava talvolta con la forza devastante della tempesta, realtà dalla quale la vita dell’uomo dipende e che egli non è assolutamente in grado di governare. Il pensiero biblico veterotestamentario è inevitabilmente portato a legare questa realtà a Dio, creatore dell’universo. ruah
Il significato di Ruah e lo Spirito Santo
Il Ruah designa quindi esplicitamente lo Spirito di Dio che opera come forza vitale e quindi come forza creatrice, ma è anche il soffio. Esso inoltre conferisce doti particolari o ispira determinate persone; sarà soltanto in periodo post-esilico che il sostantivo indicherà anche il concetto di “Spirito Santo”. Come il soffio del vento, anche quello del respiro è una forza che solleva ed anima il corpo: esso però non indica il mero processo biologico cioè il semplice “respirare”, ma esprime la profonda dinamica del comportamento umano, cioè l’energia e la vitalità interiore dell’uomo.
Il soffio umano viene da Dio
Il respiro è ciò che vi è di più intimo e personale, ma di questo soffio l’uomo non è padrone ― pur non potendone fare a meno ― e muore quando questo si spegne (cfr. Gen 6, 3; Gb 33, 4; 34; Qo 12, 7; Sap 15, 11). Come il vento, ma in modo molto più immediato, il soffio del respiro umano viene da Dio e a lui fa ritorno con la morte; per questo motivo ci si rivolge a Lui definendolo come «colui che dà il soffio di vita ad ogni carne» (Nm 16, 22; 27, 16).
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