Platone e Aristotele: l’etimo di psiche

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Platone e la psiche

L’etimo di psiche è rintracciato da Platone in due possibili radici verbali: ana-pnein («respirare»), oppure ana-psicho («refrigero» o «faccio asciugare»). La particella comune alle due “ana” in greco significa «su»; nei due casi individuati da Platone indicherebbe un qualcosa di leggero che sale, proprio come il soffio del respiro che, uscendo riscaldato dai polmoni, tende naturalmente a salire.

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Aristotele

Aristotele invece, analizzando le teorie tramandate intorno al significato del termine «anima», ne individuò l’origine etimologica in kata-psyxis («raffreddamento»). Al di là delle differenti ipotesi, possiamo notare come gli antichi avevano associato questo «soffio, forza vitale» al freddo, constatato che con l’abbassarsi della temperatura questo diventa visibile.

Nella Bibbia

Nella versione in lingua greca della Bibbia, chiamata dei Settanta; il sostantivo ebraico nefesh venne tradotto in greco con psiche. Come abbiamo già avuto modo di vedere, il significato di nefesh è legato direttamente alla respirazione e agli organi che la permettono; quindi i due termini non sono lontani visto che psiche significa propriamente «soffio» e «forza vitale».

L’etimo di psiche è connesso alla radice indoeuropea bhs che significa appunto fiato, alito di vita, respiro (questa radice è ancora oggi riscontrabile per esempio nel verbo tedesco blasen che significa appunto «respirare»). L’idea comune ai due sostantivi è quella del respiro quale movimento d’aria indispensabile alla vita. Di fatto il soffio e la respirazione sono per eccellenza ciò che contraddistingue l’essere vivente.
Si ipotizza che il sostantivo latino animus, o anima, derivi dal greco an-aimos che significa «senza sangue», «esangue» (ciò che sopravvive al corpo esangue, morto: l’anima appunto), anche se la provenienza semantica più accreditata rimane quella da ànemos, («vento» o anche «respiro»), che a sua volta discende dalla forma verbale sanscrita àniti, cioè «egli soffia».

Psiche e respiro

È interessante notare pure che nella cultura sanscrita si giunge all’anima attraverso il respiro poiché il ritmo del respiro è il ritmo vitale dell’anima stessa. L’Induismo e il Buddismo possiedono, alla base della loro dottrina sull’anima, l’atman che indica l’essenza o il «soffio vitale». Secondo la dottrina induista, dal naso di Vishnu esce il soffio vitale il cui controllo porta all’illuminazione.

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