Il motore immobile è il nucleo della teologia aristotelica. Egli chiama l’indagine che tenta di andare oltre i confini del mondo sensibile “filosofia prima”. Questa si articola in: riflessione sulla “sostanza”, le quattro cause, la potenza e l’atto, la teoria del movimento e dei luoghi naturali, e la teologia.
Aristotele: breve biografia
Aristotele è stato uno dei più grandi filosofi dell’antica Grecia. Nato nel 384 a.C. a Stagira, un piccolo villaggio nella regione della Macedonia, Aristotele aveva una mente eccezionale e un’incredibile curiosità intellettuale.
Da giovane, è stato allievo di Platone all’Accademia di Atene, dove ha studiato filosofia, scienze naturali e retorica. Tuttavia, alla morte di Platone, Aristotele ha lasciato l’Accademia per intraprendere una serie di viaggi in giro per il mondo.
Durante i suoi viaggi, Aristotele ha studiato e raccolto informazioni su varie discipline, come la biologia, la fisica, la politica e l’etica. Successivamente, è stato invitato a tornare ad Atene da Alessandro Magno per diventare il tutore del giovane principe.
Tornato ad Atene, Aristotele ha fondato la sua scuola chiamata “Liceo”, dove ha insegnato e svolto ricerche per molti anni. I suoi studi e le sue opere hanno influenzato profondamente la filosofia, la scienza e persino la teologia per secoli a venire.
Tra le sue opere più famose vanno ricordate: “Metafisica“, “Etica Nicomachea” e “Politica”, nelle quali Aristotele esplora temi quali la conoscenza, la moralità e l’organizzazione sociale. Le sue teorie hanno contribuito enormemente allo sviluppo del pensiero occidentale.
La teologia e la sostanza sovrasensibile
Nell’opera dedicata alla metafisica, Aristotele si dedica alla ricerca delle cause prime dell’essere, e data la dipendenza di tutte le categorie dell’essere alla sostanza, nella ricerca delle cause prime della sostanza.
L’esistenza della sostanza sensibile è ammessa da tutti perciò non c’è bisogno di dimostrarla, ma c’è bisogno però di ricercarne i principi e questo è il compito della fisica. Della sostanza sovrasensibile invece è necessario accertarne l’esistenza e determinarne la natura, e questo è il compito di un’altra scienza, cioè della teologia.
L’eternità del movimento
Come procede Aristotele? La dimostrazione si articola in due momenti: prima argomenta l’esistenza di una sostanza eterna, ossia incorruttibile, ma mobile, che è il cielo (o i cieli), e poi l’esistenza di una sostanza immobile che è il motore del cielo (o i motori dei cieli).
L’esistenza di una sostanza eterna e mobile è dimostrata sulla base dell’eternità del movimento. Se il movimento presuppone, infatti, una sostanza come suo sostrato, un movimento eterno presupporrà necessariamente una sostanza eterna. Che il movimento sia eterno, in Aristotele è assodato in virtù degli argomenti già esposti nella Fisica.
Il motore immobile
A questo punto Aristotele passa a dimostrare l’esistenza di una sostanza immobile. Il primo passo è l’affermazione della necessità di un principio motore o efficiente, il quale è causa del movimento del cielo. Anche la tesi secondo la quale tutto ciò che si muove è mosso da qualcos’altro viene esposta da Aristotele all’interno dell’opera dedicata alla Fisica.
A ciò Aristotele aggiunge che non basta, per spiegare il movimento, porre l’esistenza di un motore immobile ma è necessario che questo motore sia in atto, cioè agisca effettivamente. Questo perché, se avesse solo la capacità di muovere e non agisse effettivamente, potrebbe non attuare mai questa capacità e allora non si spiegherebbe più il movimento e il suo carattere eterno.
Secondo Aristotele non basta per spiegare il movimento del cielo nemmeno un principio semplicemente in atto, bensì è necessario un principio la cui sostanza sia l’atto stesso, cioè un principio che sia solo atto, atto puro, escludendo così qualunque forma di potenzialità.
Dalla pura attualità del motore immobile Aristotele deduce immediatamente la sua immaterialità: ciò che non ha potenza infatti non può avere materia, dunque è pura forma, ma non forma di altro, bensì forma di sé. Ecco allora che la teologia per Aristotele è scienza universale il cui fine è la ricerca delle cause dell’essere.
La trasmissione del movimento del motore immobile
Ma come avviene, nella dottrina aristotelica, la trasmissione del movimento? Esso non può avvenire per contatto perché il contatto con una sostanza materiale, qual è il cielo, implicherebbe da parte del motore immobile un subire qualche modifica ad opera del cielo. Non è possibile che una sostanza immateriale venga a contatto con una sostanza materiale.
La soluzione esposta dal filosofo è geniale e consente di conciliare perfettamente la causalità del motore con la sua perfetta trascendenza. Ebbene il motore immobile muove il cielo attraverso una dinamica simile a quella dell’anima. Infatti l’intelletto e il desiderio, che formano l’anima, si muovono rispettivamente verso l’intelligibile e il desiderabile, nel senso che sono attratti da questi oggetti senza però che questi oggetti subiscano il minimo mutamento.
Il motore immobile è Dio
Secondo Aristotele il motore immobile vive continuamente la vita migliore, più piacevole e più felice, che vi possa essere. Esso è un vivente eterno ed ottimo, ma allora dobbiamo dire che esso è un dio infatti chiamiamo Dio colui che vive esternamente una vita ottima. Aristotele giunge così a dimostrare che il motore immobile è un Dio. Perciò la scienza che dimostra l’esistenza del motore immobile si chiama teologia, cioè scienza di dio.
Ma attenzione: il motore immobile non è l’essere sussistente come sarà invece Dio per i filosofi cristiani, in particolare Tommaso D’Aquino. Esso è sì il primo degli esseri perché è principio di tutti gli altri, ma è un determinato essere avente come propria essenza non l’essere ma una determinata attività.









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Bibliografia:
E.Berti, Aristotele. Dalla dialettica alla filosofia prima, Boringhieri, 2004