La Liturgia e il corpo

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Nella liturgia il corpo non è solo un mediatore che permette all’interiorità dell’uomo di vivere un’esperienza spirituale. Il corpo è partecipazione e la liturgia è partecipazione. In questo articolo cerchiamo di capire che cos’è la liturgia, qual è la sua azione, quali i suoi contenuti e, in maniera molto generale, in che rapporto essa sta con il corpo.

Liturgia e azione

Proveniente dal greco classico leitourgía in origine indicava un’opera o un’azione, fatta liberamente in favore del popolo, della città, o dello Stato. Letteralmente significa “servizio” o “lavoro” (ergon) e contiene pure un riferimento al popolo (leitos). Con l’andare del tempo essa perdette, o per istituzionalizzazione o per imposizione, il suo carattere libero e così il termine “liturgia” iniziò ad indicare qualunque lavoro di servizio, più o meno obbligatorio, reso allo Stato o alla divinità.

Libri rituali e culto della Chiesa

Nella traduzione greca dell’Antico Testamento detta dei LLX, “liturgia” indica sempre il servizio religioso reso dai Leviti a Jahvè. Nel Nuovo Testamento non compare mai come sinonimo di “culto”, evidentemente perché nei quei primi tempi il termine era ancora troppo legato al culto del sacrificio levitico. Solo nel II secolo il termine venne associato al culto cristiano. Gradualmente “liturgia” venne a significare sia il servizio a Dio, sia il servizio alla comunità. Dobbiamo però arrivare al XVI secolo per trovare il termine liturgia introdotto nel vocabolario della chiesa occidentale grazie all’influenza degli umanisti. Utilizzato però solo sul piano scientifico dove indicava, o i libri rituali antichi, o in genere tutto quello che riguardava il culto della chiesa. liturgia e corpo

Papa Gregorio XVI

Il termine “liturgia” fu adottato da alcune chiese della riforma nel XVII secolo e introdotto nella letteratura cattolica occidentale del XVIII dalla prima generazione di studiosi della liturgia che usarono il termine per parlare dei sacramenti cristiani. Emblematico fu Lodovico Antonio Muratori con la sua Liturgia romana vetus del 1748 nella quale pubblicava in raccolta gli antichi Sacramentari romani fino ad allora scoperti.

Fu solo sotto il pontificato di Gregorio XVI che il termine entrò ufficialmente nei documenti della Chiesa romana. In seguito apparve nel Codice di Diritto Canonico del 1917 dove si affermava, al canone 1257, che la Santa Sede era responsabile, sia dell’ordinamento della liturgia della chiesa, sia dell’approvazione dei suoi libri liturgici.

Gregorio XVI
Gregorio XVI

La prima Enciclica sulla liturgia e il Concilio Vaticano II

Nel 1947 con la promulgazione della Mediator Dei di Pio XII, prima enciclica papale sulla liturgia, la liturgia è:

il culto pubblico che il nostro Redentore rende al Padre, come Capo della Chiesa, ed è il culto che la società dei fedeli rende al suo Capo e, per mezzo di Lui, all’Eterno Padre: è, per dirla in breve, il culto integrale del Corpo mistico di Gesù Cristo, cioè del Capo e delle sue membra

Mediator Dei

Col Concilio Vaticano II la definizione di liturgia diviene più sistematica:

il culto pubblico integrale è esercitato dal corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal capo e dalle sue membra

SC n. 7

Il Concilio Vaticano II afferma chiaramente, in SC numero 10, che la liturgia è culmine e fonte della vita della Chiesa offrendo una chiara indicazione sulla relazione intrinseca tra liturgia e vita. Il Codice di Diritto Canonico del 1983 riporta che la liturgia è, sia l’esercizio del sacerdozio di Gesù Cristo che santifica tutto il popolo, sia culto pubblico che viene svolto dal corpo mistico di Cristo (canone n. 834).

Vaticano

La liturgia e il corpo

Avrete sicuramente notato come in tutte queste ultime definizioni della parola “liturgia”, l’immagine del corpo è sempre presente e legata alla liturgia! Tutto ciò ci invita a riflettere sul ruolo del non-verbale e sui modi in cui usiamo il corpo durante il culto. In questo la chiesa è stata aiutata dalle scoperte del XX secolo dalle scienze umane e sociali. Inoltre gli sviluppi nell’area di quelli che vengono chiamati “studi rituali” hanno dato un ulteriore contributo per comprendere come funziona la liturgia. Ma in questi versanti c’è ancora molto da fare.

Quando celebriamo non ci viene in aiuto la fede in astratto ma attiviamo i sensi del corpo, cioè viviamo la liturgia che è partecipazione. I cristiani occidentali hanno spesso accostato il culto in modo più spirituale, astratto, il che può facilmente indebolire, come di fatto è accaduto, l’azione della liturgia. Questa è una posizione espressa anche da uno dei personaggi fondamentali del Movimento liturgico, che approfondiremo in altri video, Odo Casel.

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