Il Nuovo Testamento: le Lettere cattoliche

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Lettere Cattoliche

Il gruppo delle sette lettere dette «cattoliche», il cui nome deriva dal fatto che la maggior parte di esse non è indirizzata a comunità particolari ma piuttosto ai cristiani in generale, contiene alcuni passaggi che si rivelano molto utili per chiarire il rapporto che intercorre tra psiche e pneuma. In esse possiamo anche scorgere, ancora in nuce, l’evoluzione interpretativa che già si stava diffondendo.

La lettera di Giuda e quella di Giacomo

La Lettera di Giuda, facendo riferimento all’insegnamento degli apostoli, vede negli psichici fedeli che dallo stato pneumatico, al quale li aveva condotti il battesimo, sono ritornati allo stato terrestre: «Tali sono quelli che provocano divisioni, gente materiale, privi di Spirito» (Gd 1, 19). È il diverso utilizzo dei termini psiche e pneuma che permette a Giuda di parlare di «psichici» senza spirito. Nel testo greco troviamo psychicoì, traducibile con «gente legata alla materialità». L’anima, principio di vita, e lo spirito che ne è la fonte, si distinguono l’una dall’altro al centro dell’essere umano, laddove soltanto la Parola di Dio può avere accesso. L’anima è legata più alla materialità e dunque soggetta al corpo. Ma nell’anima umana Dio ha deposto un seme di eternità che germoglierà a tempo debito:

accogliete con docilità la parola che è stata seminata in voi e che può salvare le vostre anime [psiche]

Gc 1, 21

In questo passaggio Giacomo parla della salvezza delle anime. Psiche ricorre qui con senso antropologico veterotestamentario, quindi è sinonimo di «vita terrena». La vera scaturigine di vita però risiede nello pneuma; l’autore sottolinea infatti, in uno dei passaggi più celebri della lettera, che il corpo senza lo spirito è morto:

come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta

Gc 2, 26

Lo pneuma dell’uomo è il respiro vitale e questo, in quanto parte divina, non è soggetto alla morte. Ma l’anima può incorrervi: «chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore, salverà la sua anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati» (Gc 5, 20). E ancora troviamo in Giacomo: «O forse pensate che la Scrittura dichiari invano: fino alla gelosia ci ama lo Spirito che egli ha fatto abitare in noi?» (Gc 4, 5).

Secondo Gen 2, 7 nella creazione dell’uomo Dio ha soffiato in lui uno “spirito vitale” (ruah): in confronto del corpo formato dalla terra si tratta di «un elemento superiore». Ancora nel tardo giudaismo erano vive queste considerazioni. Lo spirito è dono di Dio. […] Dio donò all’uomo, alla sua creatura, lo spirito di vita e sempre lo “desidera” (cfr. F. Mussner, La lettera di Giacomo, Paideia Editrice, Brescia 1970, pp. 260-261).

Le lettere cattoliche

La prima lettera di Pietro

Pietro, nella sua prima lettera, descrive lo pneuma come forza vitale che perdura dopo la morte (1Pt 3, 18). Esso può designare anche la ragione, mentre la psiche è legata alla materialità e in quanto tale può essere tentata e distolta dal cammino dello spirito: «Carissimi, io vi esorto come stranieri e pellegrini ad astenervi dai desideri della carne che fanno guerra all’anima» (1Pt 2, 11). La salvezza dell’anima è, in definitiva, la vittoria della vita eterna seminata nell’anima stessa attraverso lo spirito. Ecco perché

è stata annunziata la buona novella anche ai morti, perché pur avendo subìto, perdendo la vita del corpo, la condanna comune a tutti gli uomini, vivano secondo Dio nello spirito

1Pt 4, 6

Ma il destino del credente è essere «anima vivente» come dice Paolo, in «corpo spirituale»; solo così esso risusciterà nella sua integrità.

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Bibliografia:

Cfr. F. MUSSNER, La lettera di Giacomo, Paideia Editrice, Brescia 1970.