La Fenomenologia di Edmund Husserl

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Il movimento di pensiero che va sotto il nome di “Fenomenologia” è strettamente collegato al nome del suo iniziatore: Edmund Husserl. Essa ha avuto, nel corso del ‘900, ripercussioni importanti in molti ambiti del sapere, anche in teologia con personaggi del calibro di Martin Heidegger e Romano Guardini.

Edmund Husserl e la Fenomenologia

Husserl nasce nel 1859, studia matematica a Berlino dove si laurea nel 1883 con una tesi sul calcolo delle variazioni. Diverrà professore di filosofia a Gottinga e Friburgo dove successivamente viene ostacolato nell’insegnamento e nel 1928 posto a riposo dal regime nazista, Husserl era infatti ebreo. Morì nel 1938.

La Fenomenologia nasce tra il 1900 e il 1901 con l’opera “Ricerche logiche” (sono due volumi). Essa si diffonde prima in Germania, e poi negli anni ’20 in Francia. Dopo la pausa dell’Esistenzialismo, la fenomenologia viene ripresa negli anni ’50 quando vengono stampate delle opere inedite di Husserl.

Edmund Husserl

Le caratteristiche della Fenomenologia

Le caratteristiche della fenomenologia sono:

1. la concretezza: la fenomenologia sottolinea la necessità di partire dai dati presenti, solo a partire dai quali è possibile costruire delle teorie.

2. esigenza di rigore ed evidenza: la fenomenologia è scienza teoretica e contemplativa, rigorosa ossia fondata su fondamenti assoluti ed evidenti.

Il rigore per Husserl è assumere le cose così come si danno, ed entro i limiti nei quali si danno (il reimparare a vedere). Quindi la fenomenologia è un esercizio da fare in prima persona. Nel rapporto tra fenomenologia e scienza non esistono conflittualità, la prima apprezza il rigore e la ricerca di esattezza della seconda ma biasima la scarsa auto-criticità e il suo estraniarsi dai problemi di senso che riguardano la vita. Per “cose” non si intende solo oggetti, ma anche valori e istituzioni, cioè a tutte quelle realtà che si manifestano alla coscienza.

Coscienza, intenzionalità ed epoché in Husserl

Il fenomeno (termine dal greco che significa “ciò che appare, che si manifesta”) è definito come il rivelarsi della realtà alla coscienza. Nel fenomeno si manifesta l’essenza.

3. fenomenologia come scienza: imparare a vedere le cose come se fosse la prima volta.

4. metodo dell’epoché: questo metodo è la sospensione del giudizio cioè dobbiamo liberarci da tutti i nostri pregiudizi. Quello che abbiamo di fronte non è mai per noi un puro dato, ma è sempre un qualcosa carico di pre-giudizi. Husserl dice che questo lo facciamo anche con l’Altro, proprio da un punto di vista teologico. Le cose allora rischiano di non mostrarci più nessun significato, se non quello che pretendiamo di vedere noi.

5. l’intenzionalità: per Husserl è una dimensione costitutiva della coscienza, infatti la coscienza è sempre coscienza di qualcosa. Non esistono separatamente coscienza e mondo, ma tra loro c’è un legame inscindibile.

La coscienza secondo Husserl però non è isolata ma gli appartiene un livello di intersoggettività. Questa intersoggettività è una comunità intenzionale cioè l’umanità, secondo Husserl, è importante ed è la sintesi di tutte le coscienze.

Fenomenologia e Scienza

Indirizzi fenomenologici e Martin Heidegger

La fenomenologia è un metodo che vuole lasciare da parte tesi metafisiche. I due principali indirizzi della fenomenologia sono: quello idealistico-trascendentale, secondo il quale sono importanti le operazioni soggettive del pensare, e quello realistico secondo il quale invece le essenze sono conosciute in quanto ontologicamente date sul piano dell’essere.

Husserl non fece scuola di fenomenologia ma attivò dei circoli di ricerca fenomenologica a Friburgo. Martin Heidegger fu tra i più importanti discepoli di Husserl.

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