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Nefesh: il significato ebraico
Nell’Antico Testamento il sostantivo ebraico nefeš viene tradotto con anima. In realtà esso indica più precisamente il «soffio della respirazione» ed in particolare l’azione di tutti quegli organi ed apparati che concorrono a quest’attività come la gola, la trachea e il collo.
Ruah: significato ebraico
Rûaḥ letteralmente significa «vento», «respiro», ma, in senso più esteso, indica un qualcosa che si muove e che a sua volta ha la forza di mettere in movimento: una forza imprevedibile, la cui presenza e azione sono scaturigine di vita. Nell’uso scritturistico è spesso strumento dell’agire concreto di Dio nella storia.
Platone e Aristotele: l’etimo di psiche
L’etimo di psiche è rintracciato da Platone in due possibili radici verbali: ana-pnein («respirare»), oppure ana-psicho («refrigero» o «faccio asciugare»). La particella comune alle due…
Il ruah nel libro dei Proverbi
Quello dei Proverbi potrebbe essere definito un libro di “sapienza pratica” attraverso il quale si insegna all’uomo di tutti i tempi la maniera migliore per superare le difficoltà esistenziali e giungere alla felicità.
Genesi: la nefesh dell’uomo
Il libro di Genesi, nel descrivere la creazione dell’uomo, è molto specifico: «il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente» (Gen 2, 7). A differenza degli animali, l’uomo diviene essere vivente al ricevere nelle narici l’alito di vita divino. Esso diviene cioè un essere dotato di nefeš in quanto il creatore insuffla direttamente in lui il respiro della vita.
Salmo 104: il respiro di Dio e dell’uomo
Nel salmo 104 la dottrina sulla creazione che Israele leggeva nei primi due capitoli del libro di Genesi diventa un vero e proprio inno. Centrale nella composizione è la contemplazione della natura che porta inevitabilmente ad approfondire anche la creazione dell’uomo con la sua dimensione biologica e spirituale.