Agostino e lo spirito quale presenza reale di Dio nell’anima umana

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Agostino. Lo spirito quale presenza reale di Dio nell'anima umana

Il platonismo fu considerato in maggior sintonia con la rivelazione e la riflessione cristiana primitiva di quanto non lo fosse l’aristotelismo poiché il primo permetteva maggiore sviluppo speculativo della teologia di taglio contemplativo e ascetico. Agostino mantiene una certa dipendenza da questa visione: «Certo che l’anima non è tutto l’uomo ma la sua parte migliore, e neanche il corpo è l’uomo intero, ma la sua parte inferiore» (De civitate Dei, XIII, 24, 2). È chiara nelle sue opere la necessità di mantenere unito il composto di corpo, anima e spirito, quest’ultimo quale presenza reale di Dio nell’anima umana.

L’anima e il corpo

Esiste tuttavia una certa priorità gerarchica, o dinamica, dell’anima sul corpo. Nell’esperienza che il soggetto pensante fa di se stesso, esso riconosce di esistere e di vivere: essere, vita e conoscenza sono caratteristiche che l’uomo scopre come proprie. Nella conoscenza si manifestano la specificità e la superiorità della creatura umana rispetto a quella animale. La conoscenza è attività dell’anima (ciò è vero anche per il primo livello, quello della sensazione). Quest’ultima ha luogo attraverso una modificazione degli organi di senso, ma non appartiene al corpo: la sensazione è un’esperienza che l’anima compie attraverso il corpo, utilizzandolo come “strumento”. L’esperienza sensibile non è propria del corpo, ma dell’anima attraverso il corpo (cfr. De Genesi ad litteram, III, 7).

In un passaggio dell’esposizione sui salmi, Agostino chiarisce in dettaglio il legame tra il corpo e l’anima, evidenziando di conseguenza le caratteristiche di quest’ultima: «E di fatto, fratelli, forse che Dio non dimora in tutti gli uomini che vivono bene, che compiono il bene, che si comportano secondo la pia carità, e forse che non comanda loro? L’anima ubbidisce a Dio che è in lei, ed essa stessa comanda alle membra. La tua anima comanda a un tuo membro, e con questo comando si muove il piede, la mano, l’occhio, l’orecchio, insomma l’anima stessa comanda alle sue membra come se fossero suoi servi; ma essa, a sua volta, serve al suo Signore che risiede in lei. Non può comandare bene all’inferiore, se non si degna di ubbidire al superiore» (Esposizione sui Salmi I, 46, 10, 9).

Lo spirito

Ma la facoltà più importante dell’anima umana non è quella con cui essa percepisce le realtà sensibili, bensì quella con cui le giudica (cfr. De vera religione, XXIX, 53-54). Tale giudizio implica non solo la classificazione e l’ordinamento degli oggetti sensibili, ma anche la valutazione della conoscenza sensibile. In entrambi i casi, i parametri di giudizio non possono derivare dal mondo esterno, che è molteplice e mutevole, ma devono essere reperiti entro l’anima stessa. L’anima non ricava certamente tali verità dagli oggetti d’esperienza, anzi se ne serve per giudicarli. D’altra parte, tali verità non possono neppure essere prodotte dal pensiero umano, mutevole e soggetto all’errore. Occorre dunque che tali verità esistano indipendentemente dalla scoperta che di esse viene fatta.

Dio quale maestro interiore

Vi sono dunque rationes aeternae, «idee», ovvero forme e modelli in base ai quali opera la mente umana, nell’ordine della conoscenza come in quello dell’azione. L’esistenza di verità intelligibili, che l’anima trova dentro di sé senza averle essa stessa create, rinvia all’Uno come principio di unificazione, dunque a Dio. Egli è la verità che rende possibili tutte le verità: le realtà intelligibili, gli universali – dice Agostino – sono pensieri nella mente di Dio. Dio è altresì il maestro interiore dal quale impariamo tutto ciò che sappiamo: è luce che illumina l’anima e le permette di comprendere la verità. Tutto ciò attraverso la sua presenza nell’uomo, presenza resa possibile dallo spirito. Agostino definisce lo spirito come un certo “potere” dell’anima in cui si imprimono le immagini delle cose (cfr. De Genesi ad litteram, XII, 9). Nell’uomo esso è indivisibile dall’anima. Lo spirito quindi è la presenza reale di Dio nell’anima umana. Attraverso questo l’uomo supera di gran lunga gli animali, che pur essendo dotati di anima, non hanno uno spirito: «Spesso vediamo che le belve vengono dall’uomo domate, cioè, non solo il loro corpo, ma anche la loro anima vien talmente dall’uomo soggiogata, da servire alla sua volontà con un consuetudine divenuta istintiva. Ti sembra forse in qualche modo possibile che una belva, immane per ferocia o grandezza corporea, oppure dotata di sensi acutissimi, possa a sua volta sforzarsi di soggiogare l’uomo? Eppure molte lo possono uccidere, o con la forza, o nascostamente… E dimmi un po’: essendo chiaro che l’uomo facilmente vien superato da molte bestie per forza o doti corporee, cosa è mai ciò per cui l’uomo eccelle tanto, che nessuna bestia lo domina ed egli invece ne può dominare molte? ».
Subito dopo specifica che:

qualsiasi cosa sia ciò per cui l’uomo è posto al di sopra degli animali – sia che la chiamiamo mente, o spirito, o più rettamente, l’uno e l’altro, perché l’una e l’altra espressione troviamo nei libri sacri – se consta che l’uomo domina e comanda a tutti gli altri animali, l’uomo è nel vero ordine.

Il libero arbitrio, 1, 16-18

Distinzione tra anima e spirito

Anima per Agostino designa il principio vivificante del corpo considerato nella funzione vitale che vi esercita. Animus è il «summus gradus animae» (De civitate Dei, VII, 23, 1). Spiritus in Agostino indica la parte razionale dell’anima e diventa quindi una facoltà peculiare dell’uomo.
Ora Agostino, anche se non mantiene sempre una terminologia fissa, indica con sapientia l’attività della parte eccelsa della mente, cioè la ragione superiore (ratio superior); mentre con scientia l’attività della parte subalterna della mente, cioè la ragione inferiore (ratio inferior). Queste sono le due funzioni della mens, o spirito dell’uomo, cioè di quella parte che «nell’uomo è più perfetta delle altre parti di cui è composto e di cui solo lo stesso Dio è più perfetto» (De civitate Dei, XI, 2). Tra questi due livelli, come in una zona intermedia, si situa l’anima umana, partecipe – attraverso lo spirito ed il corpo – di entrambi i piani dell’essere.

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